“Era una leggenda di amori adulterini che da un grosso borgo e da due villaggi, da Guardiagrele, da Pretoro, da Rapino, confluiva per settanta fonti nell’aula della Corte d’assise in tutta la freschezza nativa delle emanazioni dialettali: erano le maldicenze e le vociferazioni villerecce che dovevano, miste alle ultime elaborazioni delle storie brigantesche, ingrossare il patrimonio narrativo del comune di Guardiagrele”
Nato a Paganica nel 1860, di madre abruzzese, Edoardo Scarfoglio visse la sua giovinezza fra Chieti e Guardiagrele. Fu giornalista, scrittore e brillante polemista letterario: con la moglie Matilde Serao fondò e diresse prima il Corriere di Roma e poi, a Napoli, il Corriere di Napoli e quindi Il Mattino. Una vita intensa segnata dal tragico epilogo di un’avventura extraconiugale e dai numerosi viaggi (l’amico D’Annunzio lo chiamerà “Ulisse”), che raccolse in tre libri, di cui uno postumo.
Scrisse, poco più che ventenne, “Il processo di Frine”, pubblicato più tardi, nel 1916: un racconto verista di un colorito processo discusso a Chieti contro una bellezza paesana accusata di omicidio, ambientato tra i borghi della Majella orientale, dove un istrionico e sagace avvocato ribalta incredibilmente la situazione.
La novella si ispira dichiaratamente alla vicenda di Frine, cortigiana dell’antica Grecia celebre per la sua bellezza: alla sua figura rimandano numerose opere d’arte coeve (fu modella per Prassitele) e moderne. È ricordata per aver subito un processo per empietà, durante il quale Ipèride, il più famoso avvocato del tempo, le strappò l’abito mostrando ai giudici la sua straordinaria bellezza, per asserire l’impossibilità che una donna tanto bella, e perciò molto cara agli Dei, si fosse resa colpevole del sacrilegio ascrittole. Per i Greci bellezza ed empietà erano incompatibili e così Frine fu salva dalla pena capitale.
La Frine nostrana è Mariantonia, originaria di Rapino e sposata a Guardiagrele con il contadino Giaccio: facendo fede sulla sua disinvolta avvenenza, si procura dell’arsenico per uccidere la suocera, rea, dirà durante il processo, di riferire al marito della sua condotta libertina, causa di frequenti litigi. Il piano sarebbe perfetto e ben eseguito, sennonché, orripilata dal suo stesso gesto, candidamente confessa. Entra dunque in scena l’avvocato che, con un attento e geniale percorso di manipolazione delle coscienze, basato proprio sull’avvenenza della donna, riesce a strapparla al suo destino.
Alessandro Blasetti nel 1952, dalla novella di Scarfoglio trae l’ultimo episodio del film “Altri tempi – Zibaldone n. 1” con due giovani attori, agli albori della loro luminosa carriera: Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica, che interpretano rispettivamente la popolana omicida e l’avvocato difensore.
Scarica il file della novella Il processo di Frine (da liberliber.it). Buona lettura!
Nella foto: particolare dei pannelli ceramici realizzati nel 1924 da Basilio e Tommaso Cascella nel Sacrario ai Caduti dedicato ad Andrea Bafile, Guardiagrele, località Bocca di Valle.